PER SOGNARE UN PO'...
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La favola non smette mai di affascinare, sia i piccini sia i grandi. Le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

                          

domenica 20 febbraio 2011

L'utilizzo nel nido degli albi illustrati

L’albo illustrato, può essere definito come un prodotto editoriale destinato ai bambini del nido, ma che ha riscosso molto successo anche fra i ragazzi più grandi, definito da Barbara Bader come “una forma d’arte” , perché può racchiudere in sé dei veri e propri capolavori d’illustrazione.
Secondo quanto afferma la studiosa Campagnaro, è caratterizzato da due codici comunicativi, iconico e verbale, in quanto il testo e le illustrazioni sono legati fra loro e, anche se il bambino ancora piccolo non è in grado di leggere, si affida in gran parte a ciò che l’immagine gli comunica, per comprendere lo svolgimento della storia e cogliere il significato trasmesso dal libro.
Nell’albo sono presenti i cosiddetti textual gaps, cioè spazi bianchi che il lettore deve riempire, e che gli permettono di dare un’interpretazione personale di ciò che il libro rappresenta e suscita in lui. Il testo e l’immagine sono legati fra loro da tre diversi tipi di relazione, complementare e simmetrica, quando ciò che il testo narra e quanto l’immagine comunica sono fra loro coincidenti, dinamica quando il testo e l’immagine forniscono delle informazioni in contrasto fra loro.
Quando si valuta l’eventuale utilizzo di un albo illustrato, bisogna considerare i seguenti elementi: il codice verbale che riguarda l’utilizzo di parole e frasi per narrare le avventure dei personaggi, il codice iconico cioè l’uso di immagini per descrivere una situazione, il codice grafico che riguarda gli elementi che costituiscono una pagina, il codice tipografico che è relativo ai materiali utilizzati per realizzare l’albo, il codice relazionale che concerne le tecniche utilizzate per coinvolgere il lettore nella storia.
Esistono in commercio differenti tipologie di picturebooks, che si distinguono in: tradizionalisti in cui il testo è preminente rispetto all’immagine e l’interpretazione della storia è univoca, moderni in cui le immagini vogliono comunicare qualcosa e l’albo può essere interpretato in diversi modi, post-moderni in cui il lettore può interpretare la storia secondo differenti modalità, e in cui il finale è aperto, lasciando il lettore libero di esprimere la propria creatività.
L’opinione della studiosa Angela Dal Gobbo, è che gli albi illustrati presenti nel nido devono saper rispondere alle esigenze delle diverse età dei bambini che accolgono.
Per i lattanti, (6-12 mesi) è bene scegliere di adottare “libri sensoriali”, grandi, con immagini semplici, realizzati con materiali che stimolano i sensi del bambino come stoffa, plastica, gomma …
Deve trattarsi di materiali atossici che il piccolo può manipolare, portare alla bocca, conoscere attraverso l’uso dei cinque sensi, in quella che può essere definita come una vera e propria “lettura sensuale” , che porta il bambino a sperimentarli in piena sicurezza.
Per i semidivezzi, (12-24 mesi) la programmazione relativa all’attività di lettura deve basarsi sulla scelta di libri che abbiano poco testo, illustrazioni chiare e nitide, colori sgargianti, che narrano storie relative alla vita quotidiana, e quindi si rifacciano alle esperienze ed oggetti con cui il bambino può venire a contatto tutti i giorni, e che siano in grado di stimolare la sua attenzione e curiosità.
Si tratta perciò di storie che narrano azioni che fanno parte del suo vissuto: il momento del pranzo, il momento di andare a dormire, il vasino, i giochi con gli amici…
Il bambino, dai 24 mesi in poi, ha sviluppato la capacità di cogliere la relazione causa-effetto collegando le sequenze di azioni, che rappresentano una prima forma di struttura narrativa; in seguito sarà in grado di cogliere l’intreccio, cioè una sequenza di azioni.
È stato dimostrato, che i bambini che fin da piccoli hanno proprietà di linguaggio, riusciranno prima di altri nella comprensione di storie ed intrecci, perché stimolati dal dialogo con gli adulti e dalla lettura ad alta voce.
Per i divezzi, (24-36 mesi) i libri devono narrare storie che riguardano l’ambiente e la famiglia in cui il bambino può identificarsi, che rappresentino anche alcuni valori importanti come l’amicizia e l’affettività, e che permettano di ampliare la sua conoscenza fino ad allora sperimentata nell’ambiente familiare.
I bambini verso i 30 mesi poi, sono in grado di produrre narrazioni autobiografiche che narrano della loro esperienza personale, diventando questo, un ulteriore fattore per la comprensione dei libri.
Secondo quanto afferma la studiosa, sono in grado di seguire lo scorrere dei loro pensieri, e, per non ripetere episodi che sono loro accaduti, utilizzano figure simboliche che permettono di poter narrare ciò che è avvenuto, senza rivelare di esserne i protagonisti.
Nelle storie per bambini si trovano frequentemente figure di animali umanizzati che rappresentano proprio la loro esigenza di volersi in qualche modo “tutelare”, per poter esprimere meglio ciò che provano, senza esporsi direttamente.
I libri per bambini, anche se presentano una configurazione di base più semplice rispetto a quella per gli adulti, sono costituiti da un inizio, una parte centrale ed una conclusione, oltre a presentare un punto di tensione emotiva.
L’autore che scrive libri per bambini, non descrive quelle che potrebbero essere le loro riflessioni riguardo ad alcune situazioni, ma cerca di mettersi nei loro panni, ricordando emozioni e sensazioni che aveva provato quand’era piccolo, e “attraverso i loro occhi” narra la storia: una vera e propria “visione dall’interno”.
Spesso si avvale dell’uso della rima e della musicalità delle frasi perché favoriscono la memorizzazione nel bambino, permettendogli di acquisire nuove parole e di arricchire il vocabolario personale.
Secondo quanto sostiene Angela Dal Gobbo, la consapevolezza che il bambino ha di se stesso, e quindi la percezione della propria identità in quanto persona, incontra quella del compagno al nido, scoprendo perciò il desiderio di relazione.
Questo primo contatto con l’altro, e quindi con il mondo esterno, si verifica già a partire dai tre mesi quando incrocia lo sguardo della madre, incentrando sugli occhi, “specchio dell’anima”, la relazione, come accade a Max, protagonista dell’albo Nel paese dei mostri selvaggi.
In Piccolo blu piccolo giallo, i personaggi sperimentano la sofferenza nel non essere riconosciuti dai propri genitori per quello che in realtà sono, dopo che nell’abbraccio piccolo giallo e piccolo blu hanno mescolato il loro colore originario, diventando entrambi verdi.
Perché il bambino possa approcciarsi in modo corretto al libro, è importante che prima lo “faccia suo” perché, tramite l’esplorazione sensoriale, possa capire che non ha nulla da temere e che, anzi, potrà diventare per lui un utile strumento per conoscere la realtà e per relazionarsi meglio con ciò che lo circonda.
L’educazione alla lettura costituisce una parte molto importante della vita di un bambino al nido, e per questo, è indispensabile che sia realizzata adottando albi illustrati che suscitano sensazioni ed emozioni che coinvolgono direttamente il lettore.
Di seguito vorrei riportare due albi che a mio parere sono molto significativi e il cui valore verrà sempre riconosciuto per la semplicità con cui temi profondi e delicati sono stati trattati, venendo per questo molto apprezzati dai bambini perché lasciano un insegnamento che non è esplicito, ma che è facilmente intuibile.

1 commento:

  1. Ciao, sono capitata per caso sul tuo blog è molto interessante .. se vuoi ne ho uno anche io .. tratto più o meno degli stessi argomenti e sono pure io in fase di laurea ! http://educareilfuturo.blogspot.it/

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