PER SOGNARE UN PO'...
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La favola non smette mai di affascinare, sia i piccini sia i grandi. Le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

                          

venerdì 18 febbraio 2011

Il piacere della lettura

Il piacere della lettura può essere definito come una sensazione, un’emozione che parte dall’intimo e coinvolge profondamente tutta la persona e la porta a distaccarsi dalla realtà per calarsi nel mondo della fantasia.
È una vera e propria lettura sensuale in cui tutti i sensi sono coinvolti , e il piacere che procura può assumere varie forme e diversi livelli, infatti nella mente di una persona esistono due forme di piacere, del riconoscimento e della scoperta.
Secondo quanto afferma la studiosa Blezza Picherle, nella prima tipologia il bambino prova piacere quando viene a contatto con storie che rispondono al suo bisogno di stabilità, a mantenere intatte delle strutture narrative che si sono rafforzate nella sua mente.
Sono tipologie di storie in cui i personaggi e le situazioni risultano familiari al bambino, ed in queste egli può ritrovare un senso di sicurezza, perché affronta situazioni già conosciute, semplici dalle quali riceve conferma.
La seconda tipologia invece riguarda il bisogno di elasticità del bambino, che comporta la volontà di provare nuove esperienze ed ampliare le conoscenze che già possiede: è pervaso da curiosità, emozioni perché identificandosi con il protagonista della storia si immedesima nelle sue avventure, venendo a contatto con tratti ancora ignoti della sua anima.
In questo modo trasporta quelle che sono le sue sensazioni e fantasticherie in un’altra dimensione in cui possono essere soddisfatte.
Secondo Detti il piacere provato, però, lascia un segno importante solo se viene sperimentato a diversi livelli: nel primo livello l’attenzione del bambino viene attratta dalla storia e quindi egli prova un piacere sensuale perché si lascia trasportare dal racconto in un mondo fantastico.
Si tratta di una sensazione profonda, ma da un lato ancora superficiale, perché il lettore assapora solo quelle che sono le avventure e le situazioni in cui i personaggi sono immersi.
Il secondo livello può essere ottenuto tramite la rilettura, con la quale il rapporto con il libro diventa più profondo, cercando di riprovare quelle che sono state le prime sensazioni, ma anche la scoperta di quegli aspetti che, ad una prima lettura, erano sfuggiti, consentendo di osservare i personaggi con occhi diversi.
Il terzo è il livello della riflessione ed analisi in cui il bambino può trasmettere agli altri le emozioni che la lettura gli ha suscitato, o in cui l’educatore, assieme ad un piccolo gruppo di bambini ricerca i significati nascosti nel racconto.
È importante analizzare quelli che sono dei malintesi riguardo al piacere di leggere, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra piacere emotivo-sensuale e piacere cognitivo.
Secondo alcuni studiosi la motivazione che spinge un bambino ad avvicinarsi alla lettura deve basarsi sulla comprensione intensa che deriva dall’attuare delle operazioni logico-critiche sul testo in analisi, che permettono di cogliere i contenuti più difficili.
Secondo il parere di altri, tra cui Ermanno Detti, Roberto Denti, Gianni Rodari, invece, la motivazione nel bambino si crea se prova delle emozioni forti e si accosta al libro solo per il piacere di ascoltare una storia significativa.
A questa seconda tesi contribuisce anche Pennac che, grazie alla sua esperienza di professore, rivolgendosi ai docenti, raccomanda che leggano le opere ad alta voce ai loro studenti, perché in questo modo essi possano capire prima cosa significa provare piacere per la lettura, e solo in seguito dedicarsi ad una comprensione più profonda.
Ricerche recenti sostengono l’ipotesi secondo cui il vero piacere della lettura può emergere dall’unione tra razionalità ed emotività, risolvendo in questo modo la contrapposizione che si era creata tra i sostenitori delle due contrapposte tesi, trovando una soluzione che lega i due aspetti della personalità dell’individuo.
Un altro malinteso che deve essere riconsiderato si basa sul fatto che il piacere della lettura può essere sperimentato solo se il bambino si lascia trasportare dal testo senza compiere nessuno sforzo: questo, però, è sbagliato, perché il vero piacere può essere provato quando comporta un impegno maggiore e si è disposti ad accettarlo perché il piacere che se ne ricava dà soddisfazione.
I libri che vengono percepiti come più facili danno anche un piacere effimero e superficiale, mentre quelli più complessi permettono di evadere in una dimensione più significativa, che arricchisce interiormente.
La motivazione è ciò che unisce il lettore ed il libro, è una “forza intrinseca”, perché permette di diventare lettore per tutta la vita; agisce a livello conscio ed inconscio ed è dinamica, in continua evoluzione.
Necessita, quindi, di essere continuamente sostenuta, seguendo una direzione ben definita: è importante che il lettore riesca ad arricchirla nel tempo in modo stabile.
In questo sta l’importanza da parte dell’educatore nel saper scegliere i libri più adatti che si avvicinano di più alla situazione del bambino, ma anche allo stesso tempo lasciare che sia il bambino a scegliere quei libri che si accostano alla sua interiorità e lo aiutano nel cammino personale di ricerca dell’identità.

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