PER SOGNARE UN PO'...
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La favola non smette mai di affascinare, sia i piccini sia i grandi. Le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

                          

sabato 19 febbraio 2011

Il lettore critico

Silvia Blezza Picherle afferma che il bambino, per diventare un autentico lettore, è bene che sappia capire ciò che il testo trasmette, oltre ad essere in grado di interpretarlo, intuendone i sensi racchiusi che ognuno scova in modo personale, perché dipende dal suo modo di essere, e dalle conoscenze ed esperienze precedenti.
Questa competenza si sviluppa nel tempo con il sostegno di educatori, bibliotecari, animatori, sulla base di una progettazione adeguata che consideri precisi obiettivi da raggiungere.
La lettura deve poter coinvolgere il lettore, in modo che ne emerga il lato interiore, la sua sfera emotivo-affettiva, le sue esperienze e conoscenze precedenti, il suo pensiero e la capacità logico-critica. L’educatore non deve svolgere un ruolo attivo, ma incoraggiante, rendendo i bambini interpreti dei loro libri aiutandoli a diventare critici, e, opportunamente stimolati, portati a riflettere sui personaggi e sulle situazioni in cui questi si trovano.
Perché questo risultato divenga reale gli educatori dovrebbero trasformarsi in mediatori per facilitare l’incontro tra lettore e libro, indirizzando i pensieri dei bambini e le loro emozioni verso la comprensione profonda del testo.
Il mediatore deve assumere un atteggiamento positivo, di fiducia nelle capacità dei bambini, che gli permette di premiare l’originalità delle riflessioni, di stimolare le interpretazioni, dando la dovuta autonomia al bambino, che si sente protetto seguendo la via indicata dall’educatore.
Questo comportamento da parte del mediatore permette di creare una comunità di lettura, in cui ogni bambino tiene in considerazione le opinioni degli altri, in un clima di rispetto e di aiuto reciproco. All’interno di questo contesto l’adulto incoraggia il pensiero critico, che aiuta a trovare possibili soluzioni alle situazioni complicate o ai problemi che una storia potrebbe presentare.
È importante incoraggiare facendo nascere nel bambino la curiosità stimolando la sua creatività e fantasia che spesso sono schiacciate quando l’adulto predispone già delle attività, alle quali il bambino deve solo adattarsi.
L’incentivo può esserci se l’educatore è in grado di gestire il dialogo mettendosi alla pari con i bambini in un rapporto di reciprocità, continuando a svolgere il suo ruolo di mediatore nel convogliare le riflessioni verso la costruzione di significati.
Un punto di partenza per questo tipo di approccio può essere quello di collegare il racconto con l’esperienza personale del bambino, lasciandolo libero di esprimere le sensazioni provate, in un dialogo che si fa sempre più intimo e costruttivo.

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